Bianconcini Cavazza Lina (1862-1942)

bianconcini cavazza
COGNOME Bianconcini
NOME Lina
DATA DI NASCITA 30/09/1862
LUOGO DI NASCITA Torino
DATA DI MORTE 14/05/1942
LUOGO DI MORTE Bologna
STATO CIVILE coniugata
TITOLO DI STUDIO
PROFESSIONE
APPARTENENZA POLITICA
ISCRIZIONE A UN PARTITO
ORGANIZZAZIONE SINDACALE nessuna - esponente cooperativa di lavoro femminile
LUOGHI DI ATTIVITÀ Bologna
 
PROFILO BIOGRAFICO

Lina Bianconcini nacque a Torino il 30 settembre del 1862 dal conte Filippo Bianconcini-Persiani e da Carolina Zucchini. Nel 1885 sposò il conte Francesco Cavazza di Bologna. Nel 1899, insieme alla contessa Carmelina Zucchini Solimei ed a Maria Chautré Bedot, Lina si fece promotrice di un’iniziativa volta a insegnare un “mestiere” alle donne che non avevano la possibilità di ricevere un’istruzione adeguata. L’idea si sviluppò all’interno dell’Aemilia Ars, Società Anonima Cooperativa in Bologna fondata a Bologna nel 1898 da un gruppo di nobili ed artisti riuniti intorno alla figura di Alfonso Rubbiani e del marito, il conte Francesco Cavazza. L’iniziativa, sorta sulla scia delle nuove tendenze artistiche europee e che avevano nello “stile floreale” il modello di partenza, era volta a dare un rinnovato impulso al campo delle arti applicate, in particolare in quello della decorazione e degli oggetti d’arredo. Lina Bianconcini decise di aderire al progetto promosso dal marito, creando una scuola di merletto - in particolare di “punto antico” altrimenti detto “reticello" - organizzando dei corsi rivolti alle ragazze povere, alle maestre elementari e, in un secondo momento, anche alle monache.

"La vera finalità dell’opera fu di dare lavoro a casa alle donne, lavoro che fosse educatore del gusto artistico, nello studio degli antichi pizzi bolognesi ad ago collegato con la storia della città. […] " (Bosdari, p. 14)

Nel 1901 l’attività si trasformò in una Società (dotata di un vero e proprio Regolamento del lavoro) con sede in via Ugo Bassi n. 21: si parlava allora di 150 ragazze che apprendevano l’arte del merletto e che potevano così avere una fonte di guadagno senza rinunciare alle cure della famiglia e della casa. Nel 1905 la Società, che aveva ricevuto numerosi premi nelle esposizioni, venne trasformata in Cooperativa di lavoro femminile. Nonostante le difficoltà incontrate negli anni del primo conflitto mondiale, l’attività proseguì e nel 1926 il negozio fu trasferito a palazzo Cavazza, in via Farini 3, dove si ricamavano e vendevano abiti, centri, tovaglie… E’ inoltre significativo sottolineare come la società di merletti fu l’unica iniziativa dell’Aemila Ars a sopravvivere: a causa delle crescenti difficoltà economiche l’esperimento del conte Cavazza e di Rubbiani era stata costretta a chiudere già nel 1903 mentre quella di Lina resistette fino al 1935 per poi riprendere nel secondo dopoguerra.

Allo scoppio della prima guerra mondiale la contessa Cavazza si fece inoltre promotrice dell’istituzione dell’Ufficio Notizie alle famiglie dei militari di terra e di mare allo scopo di creare un collegamento tra le famiglie e i soldati impegnati al fronte.

Morì a Bologna il 14 maggio 1942.

 
FONTI E BIBLIOGRAFIA
Fonti archivistiche
  • Biblioteca del Museo civico del Risorgimento di Bologna, Ufficio per notizie alle famiglie dei militari di terra e di mare.
Bibliografia
  • Aemilia Ars 1898-1903. Arts and Crafts a Bologna, a cura di Carla Bernardini, Doretta Davanzo Poli, Orsola Ghetti Baldi, Milano, A+G, 2001.
  • Filippo De Bosdari, In memoria dell’on. conte dottor Francesco Cavazza e della contessa Lina Bianconcini, Bologna, Tip. Compositori, 1952.
  • Lucia Gaudenzi, La grande guerra e il fronte interno attraverso le carte dell’Ufficio per notizie alle famiglie dei militari di terra e di mare, “Storia e Futuro”, n. 36, novembre 2014.
  • Elisa Orioli, L’ “Ufficio per Notizie alle famiglie dei militari”. Una grande storia di volontariato femminile bolognese, «Bollettino del Museo del Risorgimento», numero monografico: Archiviare la guerra: la Prima Guerra Mondiale attraverso i documenti del Museo del Risorgimento, a cura di Mirtide Gavelli, L (2005), pp. 75-89.
Fonti iconografiche
  • Immagine del profilo: Archivio Cavazza Bologna.
 
 
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CREDITS
scheda compilata da: Elena Musiani